Confettura di fragole - Origini
Cucinare mi è sempre piaciuto tantissimo. A casa mia il cuoco era il babbo. Modenese doc. Anche se io sono nata e cresciuta a Rovigo fino al matrimonio, ha sempre lavorato perché Modena rimanesse nel nostro parlare, nei contatti con i parenti e con questa amata terra, nel cibo. Così come era bravo ad assorbire e a fare proprie le tradizioni, le usanze, il dialetto del posto che ci ha ospitato e che ci ha visto crescere, così non ha lasciato che nulla del suo paese potesse morire. "Noi siamo di Modena" ci ripeteva con orgoglio e il cognome che portiamo non lascia adito a dubbi.
A casa nostra c'era "Universo", l' enciclopedia del sapere universale e c'era "Casa e cucina", in 11 volumi, fratelli Fabbri editori.
Questi libroni, da usare con i guanti di velluto, sono stati un piacevole passatempo per me e i miei frateli, in diverse occasioni. Sfogliavamo le pagine e, colpiti dalle foto dei piatti, immaginavamo di poterci mangiare quello che più ci piaceva, in un nostro fantastico menù.
La mamma, anche lei di Modena, non era la tipica donna di casa. Anche lei insegnante, amava molto leggere, fare shopping, guardare la tele, giocare a solitario. Niente cucina? Cucina sì invece, eccome, faceva delle sfoglie con il mattarello che io non sono mai riuscita a raggiungere nemmeno con l'immaginazione e manco ci ho provato!! Amava molto leggere riviste di cucina anche se indubbiamente non faceva del cucinare la sua prima preoccupazione. Disinteresse? No, sicurezza. Aveva nella sua cartucciera una serie di piatti che faceva ad occhi chiusi, non sbagliava mai e su quelli contava: il ragù alla bolognese, i cappelletti per Natale, il brodo con il lesso della domenica, la ciambella, la sua mitica ciambella con il lievito Bertolini che andava poi "pocciata" nel vino (naturalmente a maggior età raggiunta). E allora dove nasco io come cuoca?
Nasco in modo piccino, tra questi due "grandi" della cucina emiliana. Non c'era bisogno di un cuoco in più in casa e quindi :" Tu fai quello che sai fare bene, studia!". Così ho studiato, e ho studiato bene. D'altra parte come poteva "la figlia della maestra" permettersi di sfigurare? Ho studiato e più studiavo più mi piaceva. Sono diventata maestra, mi sono laureata. ho vinto il concorso e ho iniziato a lavorare. Con il matrimonio ho finalmente avuto una cucina tutta mia dove sono pian piano cresciuta, continuando a studiare, certo anche e ancor di più in questo campo così vasto e dalle infinite sfumature. Cucinare non è dunque mai stata una necessità, una costrizione, anche se quattro figli ti costringono a tenere un ritmo che va oltre l'ispirazione!
Sempre più cucinare è diventato l'espressione di una grande libertà, la possibilità di mostrare a me stessa di "essere capace di", il linguaggio con cui dire il bene e la cura alle persone che amo, il ritagliarmi uno spazio tutto mio, un piccolo santuario capace di ricrearmi.
Cosa c'entrano le fragole? Le fragole c'entrano perché tutto ha concretamente avuto inizio lì..
Non ho una grande memoria ma deve essere stato negli anni dell'università.
Il babbo, agente agricolo, conosceva tutti i contadini della zona. Mangiare frutta e verdure fresche non è mai stato un problema tanto più che lui stesso teneva un meraviglioso orto, la nostra "campagnina" che ci ha sempre rifornito di ogni ben di Dio.
Dunque uno dei suoi contadini, oltre alle barbabietole, coltivava fragole, campi d fragole, mari di fragole.
Mangiavamo fragole a profusione mentre ora, per contenere la spesa, ne compro un cestino alla volta!
Bene, visto che le fragole erano davvero tantissime, ebbi il permesso di creare la mia prima realizzazione culinaria: una bella confettura di fragole!
Naturalmente lessi tantissimo prima di lanciarmi, intervistai un sacco di "esperti" e poi ... Via!
Ore e ore di bollitura, vasetti nuovissimi comprati apposta, la prova di cottura con il piattino inclinato, la sterilizzazione dei vasi fatta a testa in giù dopo averli riempiti, il cappuccetto di tessuto colorato a completare il tutto, una bella etichetta battuta con la macchina da scrivere per fissare nome e data della confettura, l'assaggio ai vicini di casa. Mica era onesto accontentarsi del parere di chi sicuramente l'avrebbe giudicata ottima.
Ecco la storia delle mie origini come cuoca, un vasetto di fragole. Ho voluto rifare questa confettura anche se non è la più utilizzata in casa mia. Ho voluto rifarla per recuperare la mia strada, gli inizi della mia passione, per stupirmi ancora una volta dei meravigliosi e misteriosi giri che la Vita fa, per portarci a realizzare noi stessi, quello che siamo, quello che amiamo.
Posto ora questa ricetta perché oggi è un anno che ho il piacere di chiacchierare di cucina attraverso questo blog. Grazie a tutti coloro che mi hanno visitato!
CONFETTURA DI FRAGOLE
800 g di fragole
500 g zucchero di canna chiaro
1 limone
1 mela
Lavare velocemente le fragole sotto acqua corrente e farle asciugare su un canovaccio.
Sbucciare la mela e tagliarla a dadini. Togliere le foglioline alle fragole, tagliarle a pezzetti, metterle in una casseruola con il fondo in acciaio pesante e unire la mela, il succo e la scorza grattugiata del limone, lo zucchero. Mescolare e riporre in frigo per tutta la notte.
Al mattino mettere la pentola sul fuoco e portare a bollore. Cuocere per 20 minuti circa mescolando con un cucchiaio di legno. Trascorso il tempo, mettere un cucchiaino di confettura su di un piattino caffè ed inclinarlo. Se la confettura scivola a fatica, è pronta e va invasata in appositi vasetti già ben lavati e asciutti. Mettere subito il coperchio e capovolgerli fino a quando non saranno completamente raffreddati così si sterilizzeranno.
A casa nostra c'era "Universo", l' enciclopedia del sapere universale e c'era "Casa e cucina", in 11 volumi, fratelli Fabbri editori.
Questi libroni, da usare con i guanti di velluto, sono stati un piacevole passatempo per me e i miei frateli, in diverse occasioni. Sfogliavamo le pagine e, colpiti dalle foto dei piatti, immaginavamo di poterci mangiare quello che più ci piaceva, in un nostro fantastico menù.
La mamma, anche lei di Modena, non era la tipica donna di casa. Anche lei insegnante, amava molto leggere, fare shopping, guardare la tele, giocare a solitario. Niente cucina? Cucina sì invece, eccome, faceva delle sfoglie con il mattarello che io non sono mai riuscita a raggiungere nemmeno con l'immaginazione e manco ci ho provato!! Amava molto leggere riviste di cucina anche se indubbiamente non faceva del cucinare la sua prima preoccupazione. Disinteresse? No, sicurezza. Aveva nella sua cartucciera una serie di piatti che faceva ad occhi chiusi, non sbagliava mai e su quelli contava: il ragù alla bolognese, i cappelletti per Natale, il brodo con il lesso della domenica, la ciambella, la sua mitica ciambella con il lievito Bertolini che andava poi "pocciata" nel vino (naturalmente a maggior età raggiunta). E allora dove nasco io come cuoca?
Nasco in modo piccino, tra questi due "grandi" della cucina emiliana. Non c'era bisogno di un cuoco in più in casa e quindi :" Tu fai quello che sai fare bene, studia!". Così ho studiato, e ho studiato bene. D'altra parte come poteva "la figlia della maestra" permettersi di sfigurare? Ho studiato e più studiavo più mi piaceva. Sono diventata maestra, mi sono laureata. ho vinto il concorso e ho iniziato a lavorare. Con il matrimonio ho finalmente avuto una cucina tutta mia dove sono pian piano cresciuta, continuando a studiare, certo anche e ancor di più in questo campo così vasto e dalle infinite sfumature. Cucinare non è dunque mai stata una necessità, una costrizione, anche se quattro figli ti costringono a tenere un ritmo che va oltre l'ispirazione!
Sempre più cucinare è diventato l'espressione di una grande libertà, la possibilità di mostrare a me stessa di "essere capace di", il linguaggio con cui dire il bene e la cura alle persone che amo, il ritagliarmi uno spazio tutto mio, un piccolo santuario capace di ricrearmi.
Cosa c'entrano le fragole? Le fragole c'entrano perché tutto ha concretamente avuto inizio lì..
Non ho una grande memoria ma deve essere stato negli anni dell'università.
Il babbo, agente agricolo, conosceva tutti i contadini della zona. Mangiare frutta e verdure fresche non è mai stato un problema tanto più che lui stesso teneva un meraviglioso orto, la nostra "campagnina" che ci ha sempre rifornito di ogni ben di Dio.
Dunque uno dei suoi contadini, oltre alle barbabietole, coltivava fragole, campi d fragole, mari di fragole.
Mangiavamo fragole a profusione mentre ora, per contenere la spesa, ne compro un cestino alla volta!
Bene, visto che le fragole erano davvero tantissime, ebbi il permesso di creare la mia prima realizzazione culinaria: una bella confettura di fragole!
Naturalmente lessi tantissimo prima di lanciarmi, intervistai un sacco di "esperti" e poi ... Via!
Ore e ore di bollitura, vasetti nuovissimi comprati apposta, la prova di cottura con il piattino inclinato, la sterilizzazione dei vasi fatta a testa in giù dopo averli riempiti, il cappuccetto di tessuto colorato a completare il tutto, una bella etichetta battuta con la macchina da scrivere per fissare nome e data della confettura, l'assaggio ai vicini di casa. Mica era onesto accontentarsi del parere di chi sicuramente l'avrebbe giudicata ottima.
Ecco la storia delle mie origini come cuoca, un vasetto di fragole. Ho voluto rifare questa confettura anche se non è la più utilizzata in casa mia. Ho voluto rifarla per recuperare la mia strada, gli inizi della mia passione, per stupirmi ancora una volta dei meravigliosi e misteriosi giri che la Vita fa, per portarci a realizzare noi stessi, quello che siamo, quello che amiamo.
Posto ora questa ricetta perché oggi è un anno che ho il piacere di chiacchierare di cucina attraverso questo blog. Grazie a tutti coloro che mi hanno visitato!
CONFETTURA DI FRAGOLE
500 g zucchero di canna chiaro
1 limone
1 mela
Lavare velocemente le fragole sotto acqua corrente e farle asciugare su un canovaccio.
Sbucciare la mela e tagliarla a dadini. Togliere le foglioline alle fragole, tagliarle a pezzetti, metterle in una casseruola con il fondo in acciaio pesante e unire la mela, il succo e la scorza grattugiata del limone, lo zucchero. Mescolare e riporre in frigo per tutta la notte.
Al mattino mettere la pentola sul fuoco e portare a bollore. Cuocere per 20 minuti circa mescolando con un cucchiaio di legno. Trascorso il tempo, mettere un cucchiaino di confettura su di un piattino caffè ed inclinarlo. Se la confettura scivola a fatica, è pronta e va invasata in appositi vasetti già ben lavati e asciutti. Mettere subito il coperchio e capovolgerli fino a quando non saranno completamente raffreddati così si sterilizzeranno.
Con un giorno di ritardo, auguri per il tuo primo compliblog! Cosa dirti? Hai iniziato a cucinare tardi ma... meglio tardi che mai, visti i risultati :) Io prima di sposarmi non sapevo neanche cuocere un uovo. E' sempre un piacere passare da qui. Un abbraccio.
RispondiEliminaE' un piacere averti vicina in questo piccola anniversario! Grazie per le tante idee che mi sai dare!
RispondiEliminaUn anno di blog...che bello...bellissima la tua storia...anch'io prima di sposarmi non conoscevo la mia passione per la cucina...pasticciavo ma la cuoca di casa era mamma e non potevo certo spodestarla...ora ho le mie cavie personali e via... Hai quattro figli..pensavo tre come i miei...mi hai battuta :-P....a volte vorrei fare una pazzia e fare il quarto...ma si vedrà!!! Ancora tanti auguri e complimenti sei bravissima...mi piace il tuo modo di cucinare e il tuo modo di scrivere molto discreto e preciso...
RispondiEliminaUn abbraccio e sogni d'oro
monica