Tortini alle nocciole con pere e granella croccante
La diversità mi intimorisce. Ho davanti qualcosa che non conosco, non so come muovermi, spesso non mi ritengo adeguata a gestire quel che non fa parte del mio conosciuto. Eppure nella diversità, nella pluralità, ho trovato tanta ricchezza, scoperta con lo stupore di chi non immagina cosa si possa celare oltre i propri piccoli confini di pensiero, di terra e di cuore. Ho conosciuto persone magnifiche che mi hanno dato lezioni di vita, ho visitato territori che mai avrei pensato di poter vedere, ho assaporato luci, colori e sapori che hanno insegnato ai miei sensi a dispiegarsi con un battito d'ali più largo e vivere l'emozione di trovarmi al centro della vita, là dove pulsa talmente forte che ti prende e ti commuove.
Così poco per volta, tento di educarmi a cogliere ciò che non conosco e non appartiene ai miei abituali percorsi non come un potenziale pericolo, ma come qualcosa che posso affrontare, mi può arricchire, allarga sicuramente la mia esperienza e semplicemente chiede di essere riconosciuto per quello che è.
Anche in cucina.
Ricordo spesso ai miei figli come alla tavola di mio nonno Emilio non fossero ammessi se non gli amanti del Parmigiano e del Lambrusco. Data la giovane età dal Lambrusco ci salvavamo ma dal Parmigiano no.
Tutti noi amiamo questo nostro fantastico formaggio ma il nonno ce lo proponeva con una frequenza esasperante: ogni pasto, ogni santo pasto, fosse stato anche di mille abbondanti portate, doveva finire con un pezzetto di Parmigiano. E guai a chi sgarrava. Controllava da sopra gli occhiali che tutti ne avessimo preso una scaglia, una scagliona a dire la verità, altrimenti eravamo costretti al bis.
Accettare il fatto che qualcuno di noi desiderasse terminare il proprio pasto in modo diverso non era ammesso. Gusti diversi? Ma che, siamo matti? Sarebbe stato un attentato all'integrità delle tradizioni familiari.
Ora ricordo con nostalgia quei momenti ma grazie al cielo sono passati.
I miei figli mi hanno aperto a nuove strade: il Mac, il giapponese, l'argentino, il ketchup sul prosciutto crudo che per me rimane un orrore ma che posso lasciare che sia.
I piatti che propongo hanno spesso una versione base dalla quale si espandono le variazioni che più sono sintonia con i loro gusti: in un piatto niente cipolla, nell'altro cipolla ma niente erbe, poco sale su uno, molto curry nell'altro.
Capricci? Può essere. Un tempo si affermava con perentorietà: "Si mangia quel che c'è in tavola!"e questa regola rimane tuttora a casa nostra, ammorbidita però da quella serena tolleranza che si acquista con il tempo.
I pasti li decide chi cucina, chi ha nelle proprie mani le chiavi della dispensa o meglio il borsellino per fare la spesa e sa cosa può essere acquistato e cosa no e soprattutto farà in modo che niente vada buttato.
Ma se il cucinarti qualcosa che ami, come lo ami, aggiungendo o escludendo qualche ingrediente che può appagarti o infastidirti, può farti sentire accolto e non additato nella particolarità dei tuoi gusti, ebbene lo farò.
Il rispetto per l'altro, per chi è diverso da noi, comincia a tavola.
Sì, sì, d'accordo, tutto questo lungo discorso che dirti che va bene, per te niente pere scivolose ma solo tiepidi lamponi!
Così poco per volta, tento di educarmi a cogliere ciò che non conosco e non appartiene ai miei abituali percorsi non come un potenziale pericolo, ma come qualcosa che posso affrontare, mi può arricchire, allarga sicuramente la mia esperienza e semplicemente chiede di essere riconosciuto per quello che è.
Anche in cucina.
Ricordo spesso ai miei figli come alla tavola di mio nonno Emilio non fossero ammessi se non gli amanti del Parmigiano e del Lambrusco. Data la giovane età dal Lambrusco ci salvavamo ma dal Parmigiano no.
Tutti noi amiamo questo nostro fantastico formaggio ma il nonno ce lo proponeva con una frequenza esasperante: ogni pasto, ogni santo pasto, fosse stato anche di mille abbondanti portate, doveva finire con un pezzetto di Parmigiano. E guai a chi sgarrava. Controllava da sopra gli occhiali che tutti ne avessimo preso una scaglia, una scagliona a dire la verità, altrimenti eravamo costretti al bis.
Accettare il fatto che qualcuno di noi desiderasse terminare il proprio pasto in modo diverso non era ammesso. Gusti diversi? Ma che, siamo matti? Sarebbe stato un attentato all'integrità delle tradizioni familiari.
Ora ricordo con nostalgia quei momenti ma grazie al cielo sono passati.
I miei figli mi hanno aperto a nuove strade: il Mac, il giapponese, l'argentino, il ketchup sul prosciutto crudo che per me rimane un orrore ma che posso lasciare che sia.
I piatti che propongo hanno spesso una versione base dalla quale si espandono le variazioni che più sono sintonia con i loro gusti: in un piatto niente cipolla, nell'altro cipolla ma niente erbe, poco sale su uno, molto curry nell'altro.
Capricci? Può essere. Un tempo si affermava con perentorietà: "Si mangia quel che c'è in tavola!"e questa regola rimane tuttora a casa nostra, ammorbidita però da quella serena tolleranza che si acquista con il tempo.
I pasti li decide chi cucina, chi ha nelle proprie mani le chiavi della dispensa o meglio il borsellino per fare la spesa e sa cosa può essere acquistato e cosa no e soprattutto farà in modo che niente vada buttato.
Ma se il cucinarti qualcosa che ami, come lo ami, aggiungendo o escludendo qualche ingrediente che può appagarti o infastidirti, può farti sentire accolto e non additato nella particolarità dei tuoi gusti, ebbene lo farò.
Il rispetto per l'altro, per chi è diverso da noi, comincia a tavola.
Sì, sì, d'accordo, tutto questo lungo discorso che dirti che va bene, per te niente pere scivolose ma solo tiepidi lamponi!
TORTINI ALLE NOCCIOLE CON PERE E GRANELLA CROCCANTE
TORTINI ALLE NOCCIOLE CON FRUTTI DI BOSCO E GRANELLA CROCCANTE
per 6 tortini:
150 g cioccolato fondente
80 g burro
20 g zucchero a velo
50 g di nocciole tostate e tritate
2 uova
50 g di farina 00
per l'accompagnamento con le pere:
2 pere abate
20 g burro
1 cucchiaino di miele
cannella in polvere
grappa
rosmarino
per l'accompagnamento con i frutti di bosco:
1 confezione di lamponi o di frutti di bosco a piacere
1 cucchiaino di zucchero di canna
150 ml panna liquida
10 g zucchero a velo
per la granella di nocciole:
20 g granella di nocciole
20 g zucchero
1 cucchiaio di acqua
foglioline di menta
Tortini: fondere a bagnomaria il cioccolato fondente tritato, il burro e lo zucchero a velo. Fuori dal fuoco unire le nocciole tritate, le uova, una alla volta e la farina. Mettere il composto in stampini da muffin, coprirli con alluminio e porre in frigorifero a riposare per almeno 3 ore. Riprendere i tortini, togliere l'alluminio e cuocerli in forno caldo a 180° per 12 minuti circa.
Pere: lavarle bene e tagliarne delle rondelle dalla parte centrale, la buccia non va tolta. Con quel che rimane ricavare dei cubetti.
In una padella antiaderente fondere dolcemente il burro e dorare le pere a rondelle e a tocchetti. Sfumare con poca grappa, irrorare di miele, profumare con la cannella e un pezzetto di rosmarino.
Frutti di bosco: in una padella antiaderente riscaldare i lamponi con lo zucchero per pochi attimi, devono prendere lucentezza ma non disfarsi.
Panna: montare la panna con lo zucchero a velo a neve ben ferma.
Granella di nocciole: in una padella antiaderente mettere il cucchiaio di acqua, lo zucchero e fare sciogliere, unire le nocciole già tritate e ridotte in granella e mescolare. Appena lo zucchero comincia a brunire, togliere le nocciole dal fuoco e stenderle su un foglio di carta da forno. Far raffreddare poi coprire la granella caramellata con un altro foglio di carta da forno e battere con il pesta carne in modo da sbriciolare bene il composto.
Impiattamento: in un piattino porre al centro un tortino e sopra ad esso una fetta rotonda di pera. Da un lato un cucchiaio di pere a cubetti, dall'altro un cucchiaio di panna montata. Su tutto spargere la granella di nocciole caramellata.
Procedere nello stesso modo per il tortino ai frutti di bosco sostituendo i lamponi alle pere.
Completare con foglioline di menta per dare freschezza.
"Con questo contest partecipo al Sesto Contest dell'Agriturismo Cà Versa"
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