Feste di paese a S. Ilario: non toglietemi il gnocco fritto!
Ancora in Festa. Se un ristorante nasce per dare ristoro,
anche uno stand gastronomico è un ristorante.
A S. Ilario, dove vivo, il gnocco fritto è tradizione, da
sempre. Anzi, è la base delle nostre tavole.
Si rimediava cena con il gnocco fritto, si faceva festa con
il gnocco fritto.
Si sorrideva ad un ospite improvviso con il gnocco fritto
perché si prepara con poche pretese, pochi ingredienti e tanto apprezzamento da
parte di chi lo gusta. Si può contare sull’accompagnamento di salumi e
Parmigiano? Bene! Non c’è? Altrettanto bene.
Quindi, passare da Festa S. Ilario e non fermarsi allo stand
del gnocco fritto sarebbe stato un errore imperdonabile.
Sorpresa! Non trovo solo il gnocco! Da quest’anno le
volontarie propongono anche tigelle e…bomboloni, caldi, ciccioni, pieni, alla
crema e al cioccolato. Come quelli che mangi al mare o al ritorno a casa dopo
aver fatto serata. Non sto naturalmente parlando per me e per i miei coetanei,
ma così si racconta in giro. Buoni, possono stare nella vetrina di un forno di
tutto rispetto. E reggono fino alla colazione del giorno dopo. Se ci arrivano.
Le tigelle, che belle! Non sono una preparazione banale (nessuna la
è) e queste sono ben cotte ma non secche, soffici, si tagliano con facilità per
accogliere dolce o salato, a scelta vostra, appena brunite in superficie. Capisco
perché devi impegnarti ad intercettarle, spariscono in un attimo!
E infine lui. Il gnocco fritto. Buono, profumato. Non gli
importa se non lo mangi bollente, rimane imperterrito nella sua bontà. Fette
grandi, assomigliano ad una carezza e di questo c‘è bisogno a fine giornata.
Le volontarie mi hanno regalato le loro preparazioni con
fierezza e ne hanno tutto il motivo. Non solo per il risultato ottenuto ma per
il modo in cui lo hanno ottenuto. Gli impasti sono preparati dopo una giornata
di lavoro e friggere fa caldo, tanto. E non sempre i pensieri che si portano
dentro mentre si stende la pasta, si frigge, si porge un piattino di gnocco
fritto, sono dei più rosei. Eppure, avvicinandosi allo stand, sembra di
avvicinarsi ad una festa. Volontariato con il sorriso. Me lo appunto. Anche
questè qualità.
Vorrei togliere un dubbio. Non sono buonista. Apprezzo tutto
quanto mi si offre ma ho mangiato gnocco e bomboloni utilizzando un sottile
tovagliolino di carta. Zero tracce di unto. Prova superata.
Infine, per chi non mi conosce, sono stata insegnante di
lingua italiana per tanti anni. Mi accorgo che il correttore mi grida che non
si scrive “il” gnocco ma “lo” gnocco. Ma che ne sa lui? Mica lo sa che in Emilia
chiamiamo con affetto i nostri piatti e se non dici “Il” gnocco, non sei della
famiglia.
Commenti
Posta un commento