Tenuta Medici - La Rampata: dove il Lambrusco è rinato a nuova vita



Perché mi prende tanto la storia del cibo e della tavola? Perché è storia di persone. 

Sono stata invitata dalla famiglia Medici, viticoltori dal 1890, produttori di Lambrusco, a visitare una delle loro tenute, La Rampata, a S. Ilario d'Enza (Re), ad ascoltare la loro storia, ad apprezzarne il presente e a scorgere insieme a loro il futuro di questo vino in continua e  costante ascesa nel modo del vino e della tavola. 

Teatro di questa storia la Via Emilia, la nostra Via Emilia. Voce narrante Alessandro, quinta generazione.

All'inizio del secolo scorso, i Medici possedevano lungo la Via Emilia tre osterie, salumi, formaggi, pasta fresca e vino. Era l'unica via di passaggio, le osterie erano piene e il capostipite decide di iniziare a produrre il vino venduto. No, niente di straordinario, il Lambrusco è all'epoca quasi un vino di risulta. Si prende quel ch'è nelle cisterne delle Cooperative e si lavora. 

La seconda generazione apre una cantina.

La terza inizia ad esportare. Il Lambrusco è fra i primi tre vini ad essere esportati all'estero. E' un enorme successo nel mercato americano, tutti vogliono il Lambrusco e tutti lo danno. Troppo, volumi esagerati rispetto alla produzione delle vigne, troppo, anche per il palato degli americani.

Crolla l'immagine del Lambrusco. All'estero e in Italia. Presentare il Lambrusco in carta nel proprio ristorante è segno di offerta scadente.

E qui si accende il  nuovo inizio. E' meraviglioso quando in questi momenti vinci la tentazione di buttare tutto all'aria, ti chini a terra, accarezzi quella terra e trasformi il poco che hai in un prodotto di qualità. E' la strada del "prendersi cura". E l'amore a questa terra è testimoniato dal fatto che ieri ci è stata messa al centro dei tavoli di degustazione, meraviglioso inno alla Vita.


La terra su cui crescono i vigneti di Lambrusco Salamino, sulle rive dell'Enza


La famiglia Medici capisce che occorre guardare alto e puntare alla trasformazione di tutta la filiera.

Studia e sceglie il terreno: ghiaioso e argilloso, lambito dall'acqua del fiume Enza, terreno adatto alla produzione di un Lambrusco Salamino. 




Sceglie il metodo di coltivazione, biologico. Progetto ambizioso? Sì. Accolto e sostenuto nel territorio? No. 



Nel '93 nasce "Concerto", prodotto nuovo, un Cru, un Lambrusco nato da un primo e singolo progetto di filiera, il primo in Emilia Romagna, vino di pianura, vino rosso con bollicine fini, secco, unico. 

E da lì la famiglia Medici il suo viaggio in giro per il mondo a presentare il suo vino, a parlare di lui, a raccontare alle nuove generazioni cos'è il Lambrusco, vino giovane, fresco, frizzante, versatile, un vino a tutto pasto.

Tre gli assaggi:

- Phermento, un vino con il tappo a corona. Ma come? Certo, garantisce una perfetta chiusura garantendo così una tranquilla fermentazione in bottiglia, metodo ancestrale. Ne risulta un prodotto velato, secco, poco zuccherino, varietà Sorbara (terreno sabbioso), simile ad un rosé. La sua acidità pulisce la bocca oltre ogni frontiera, dal piatto di salumi emiliano, alla tempura giapponese.




- Carezza: varietà Sorbara, metodo classico, quello con cui si producono lo champagne e il Franciacorta. Ma quanto sei bello? Elegante, bolle fini, allegre ma non sfacciate, un colore unico, compagno dall'aperitivo in poi, giovane e capace di rendere giovani palato e tavola.




- Concerto: varietà Salamino, brillante, intenso, color rubino, secco ma pieno di sapori fruttati, è rotondo, riempie la bocca, la pulisce e la rimette in pace con il mondo. E' la punta di diamante della produzione e ne è consapevole.




Prima di uno spuntino a base dei prodotti tipici della nostra Emilia, una nuova sorpresa. Samuele di Jigger, un gruppo di cocktail bar di Reggio Emilia, ci prepara un cocktail a base Lambrusco, gin e vermouth reggianissimi, etichette-quadro,  profumato di rosa, arancia e cardamomo. 







La visita alla Tenuta ha ancora una sorpresa, l'Acetaia, dove la famiglia Medici produce o meglio, culla, coccola, cresce, con quotidiana pazienza, Aceto Balsamico di Reggio Emilia DOP.





Le botti, di differenti legni e misure,  riposano in locali in penombra, protetti, dove hai la sensazione che non ti possa accadere nulla di male. Sono ordinate, pulite, paciose nelle loro diverse misure, ricoperte all'imboccatura da leggeri panni di lino a custodia del prezioso liquido. Attendono. E ci ispirano a fare altrettanto e a saper distinguere. 

Come abbiamo potuto fare noi, degustando tre meravigliosi aceti di 12, 20 e 25 anni. 



Un grande grazie per questo invito, grazie per la passione respirata, per quello che realizzate, per le persone incontrate.

Posso esprimere un desiderio? Entrare in trattoria, al ristorante, scorrere la Carta dei vini e trovare i vini degustati oggi, per sentirmi a casa e per assaporare il fatto che il Lambrusco viene sempre più conosciuto e riconosciuto come un vino di qualità, capace di sottolineare ed esaltare i migliori menù. 

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