Storie di cucina: gnucchi si nasce ma non si muore
Qui al Nord il termine "gnucco" ha due significati. Sta per persona ottusa, che arranca nel comprendere. Oppure è riferito al cibo, quando risulta un po' difficile da masticare perché un po' vecchio o troppo asciutto. Insomma, dopo ci devi bere qualcosa per mandare giù.
Amo cucinare e amo provare nuove ricette. Nei giorni scorsi ho recuperato il ritaglio di una rivista di cucina, messo da parte per i giorni di calo di fantasia in cucina.
Torta di mandorle e limone. Suonava molto bene, l'ho immaginata come una lontana parente della caprese bianca napoletana. Ho fatto la torta, abbastanza semplice, aspetto carino, casalingo, rassicurante.
Se riesco a superare questo momento il più è fatto. Devo solo escogitare un sistema per dare dignità al povero piatto.
Ho optato per una coccola da fine pasto. Ho tagliato a dadini molto piccoli la torta (mica tutta, mi sa che avrò la colazione assicurata per qualche giorno), li ho bagnati con succo di arancia e coperti con un cucchiaio di mascarpone addolcito da poco zucchero a velo. Anche questo un rimasuglio dal frigo.
Nel frattempo ho messo a macerare delle fragole, nel succo d'arancia rimasto, addolcito con un cucchiaio di zucchero di canna. A pensarci bene avrei potuto aggiungere anche un leggero liquore, magari all'arancia.
Solo al momento di servire ho assemblato dadini di torta, mascarpone e fragole.
E' risultato piacevole, davvero.
La morale della storia è un inno alla speranza: gnucchi si nasce ma non si muore e anche la povera torta ha avuto il suo momento di piccola ma decorosa gloria.
NB: devo ricordarmi di non comprare più la rivista di cucina da cui l'ho tratta. Sono molto severa in caso di delusioni culinarie.
Commenti
Posta un commento